Sul punto di scrivere queste righe, pochi giorni fa, abbiamo appreso dell’inattesa scomparsa di
Ernesto Vegetti. Ideatore e curatore del
Catalogo Generale di SF, Fantasy e Horror (punto di riferimento per appassionati e studiosi, autentico faro per orientarsi nel mare insidioso del fantastico letterario), presidente della
World SF Italia, Ernesto era soprattutto un amico. Sempre pronto al confronto, aperto al dibattito, disposto a tutto pur di promuovere un campo da sempre relegato in una posizione di marginalità subalterna che lo ha reso una chimera per gli stessi appassionati non coinvolti direttamente (in veste professionale oppure amatoriale), oltre che per gli ambienti culturali non specializzati. Questo primo numero del nuovo corso di
Next Station è dedicato a lui, un esempio di passione e competenza per tutti noi.
Next Station si presenta rinnovato dopo l’esperimento della
scorsa primavera, in cui testavamo il
restyling grafico e strutturale di
Umberto Pace, il nostro
webmaster a cui dobbiamo il varo del sito e dunque di questa
web magazine. Nel
redazionale di presentazione parliamo della nuova squadra e dei nuovi obiettivi: gettare uno sguardo critico sul panorama del fantastico e dei generi limitrofi, sfondando le barriere e anzi investigando con cura particolare proprio i loro margini di sovrapposizione e compenetrazione.
Confidiamo che questo numero, finalmente
online dopo gli scampoli dei giorni scorsi, sia un valido campione di questo approccio. Attraverso le sezioni dedicate alla saggistica, alla narrativa e alla poesia vogliamo proporre uno spaccato a 360° sul mondo che ci circonda e sull’immaginario alimentato dai generi che per tutto il corso del Novecento fino a questi albori del nuovo secolo hanno operato per interpretarne caratteristiche, moventi ed evoluzioni.
Si spazia dal fumetto alla
crime fiction, passando per la più originale declinazione italiana della fantascienza. L’immaginario in ballo è il nostro, e allora è quasi inevitabile che oltre all’Italia siano discussi messaggi culturali provenienti dal mondo anglofono, più che mai in costante decomposizione e ricreazione al centro della nostra sensibilità. Nei prossimi numeri, confidiamo di allargare gli orizzonti ad altri centri e periferie dell’immaginario. Ugualmente, ci terremo a ricercare contributi che muovano dagli input provenienti dalla ricerca scientifica: parlare di ciò che potrebbe riguardarci nel futuro.
Passiamo dunque ai contenuti.
Emanuele Manco, direttore di
Fantasy Magazine, ci conduce alla riscoperta dei fumetti di
Bryan Talbot sul personaggio di Luther Arkwright e sulla sua multipla progenie, in un’Inghilterra ucronica che si è liberata dal giogo di una dittatura feroce, fra autoironia citazionista e una spruzzata di utopia nel confronto fra incancellabili alternative.
Fernando Fazzari presenta
Walking Dead di
Robert Kirkman, fumetto che riutilizza la figura degli zombie come arma di critica sociale, guadagnandosi nell’edizione italiana prefatori illustri come Luigi Bernardi; la citazione finale dell’articolo rende l’Appalachia di Kirkman un’ideale discendente di
The Legend of Sleepy Hollow con il suo cavaliere senza testa: dalla nascita alla non-morte di una nazione americana che riesce a guardarsi dentro senza consolazioni, con gli strumenti del fantastico.
Giovanni De Matteo esplora la sovrapposizione fra repertori noir e fantascientifici che convive negli
Uomini di paglia dell’inglese
Michael Marshall (Smith) e la rifondazione postmoderna del romanzo nero compiuta da
James Crumley attraverso
L’ultimo vero bacio, seminale storia
hard-boiled del 1978 recentemente riproposta da Einaudi in una nuova traduzione di Luca Conti: altri due sguardi eccentrici al mito americano.
Salvatore Proietti offre una lettura del recente, importante
L’algoritmo bianco di
Dario Tonani, ragionando sui codici del linguaggio della fantascienza, sulle possibilità espressive che distinguono il genere, in particolare nei suoi sviluppi più recenti.
La parte saggistica trova il suo completamento nelle rubriche.
Pulse di
Sandro Battisti e
Lettore caotico di
Salvatore Proietti tengono a battesimo questo numero, ma già altre soluzioni sono allo studio e in corso di definizione per le prossime uscite. Proietti costruisce, giocando un poco con le definizioni del concetto di western, una carrellata letteraria fra USA e Italia, fra noir e fantascienza, fra orrori quotidiani e rifiuto della rassegnazione. Battisti offre un assaggio delle potenzialità del nostro immaginario fantascientifico di riferimento, reinterpretato alla luce delle opere dei Tuxedomoon e delle suggestioni evocate dal loro concerto romano del 1984.
La sezione dedicata alla narrativa include racconti di
Sandro Battisti,
Umberto Bertani e
Umberto Pace: tre visioni del futuro che ci potrebbe attendere, sospese fra sogno e incubo, fra inganno e orrore.
Per concludere, abbiamo voluto dedicare un informale “speciale” alla memoria di
J.G. Ballard, scomparso nel 2009 dopo avere influenzato per oltre quarant’anni la nostra rappresentazione del mondo e della realtà. Abbiamo inteso ricordarlo attraverso interventi di vario tipo, coinvolgendo connettivisti e compagni di strada del fantastico italiano (insieme a De Matteo, Fazzari, Manco, Proietti, ringraziamo per i loro contributi
Alessandro Fambrini,
Antonino Fazio,
Andrea Jarok,
Luca “Kremo” Baroncini e
Carmine Treanni) a suggellare il legame viscerale che ci unisce ai suoi/nostri mondi terminali con una pluralità di analisi, sintesi e impressioni, insieme ai versi collettivi che gli autori hanno intitolato
Dispaccio clandestino da un quasar morto. Anche
Marco Moschini si è ispirato a Ballard per una copertina che ne sintetizza e ne sovrappone i paesaggi.
Speriamo che le frequenze di questo nostro sogno lucido riescano a raggiungere anche
Lino Aldani ed
Ernesto Vegetti, nell’infinita biblioteca dove si trovano adesso.
[In copertina: LaunchPad, di Marco Moschini.]